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CNGEI e Protezione Civile |
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Anche la sezione di Ancona è
presente a L'Aquila
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Un nostro socio senior ci
ha mandato questo diario di appunti della sua esperienza nei luoghi
colpiti dal terremoto. Il testo è riprodotto così come ci è arrivato.
La tendopoli di
Coppito, L'Aquila, agosto 2009 |
un pezzo d’estate
non intendo spiegare quello che
c'è a l'aquila, metto nero su bianco una settimana ristretta di
pensieri.
provo a essere sincero e non filtrare niente dei ricordi a freddo
che mi vengono, quello che esce fuori spontaneamente spero e penso
che possa dare l'idea più di un'esperienza personale che di una
situazione comune a molti.
do l'esame di tecnica delle costruzioni e poi giù a l'aquila a
vedere gli effetti sulle persone e sugli edifici del terremoto di
aprile. l'idea è questa.
essere utile, ma anche imparare cose nuove, inevitabile conseguenza
del fare i conti con qualcosa che non ho mai visto.
volevo come al solito fare tutto da solo, ma sfuggire alla famigghia
è impossibile, e così scendo coi miei, tutti e due in "uniforme e
non divisa" fino alla tendopoli di coppito (che scorta!!, un
presidente e un commissario, mi sento un inviato onu in terra di
guerra)… veramente alla fine sono contento di essere sceso con loro,
2 ore in auto ben accompagnato e chiacchierato… appena arrivo però
li saluto e scappo a sistemare lo zaino nella tenda dove c'è una
brandina anche per me… dopo 2 settimane consecutive ad ancona (non
mi succedeva dal 2003!) questa settimana di volontariato dovrebbe
essere la base di lancio per l'esplorazione dei sud di italia, una
tappa intermedia a cui forse ho voluto dare un po' di importanza, le
domande che mi si accavallano in testa troveranno alla fine alcune
risposte e ne produrranno di nuove, facendo sì che cercare di capire
le cose rimanga solo una maniera di interrogarsi in modo diverso,
limitandosi a rispondere coi fatti quando le parole non servono a
spiegarsi…
in cucina do il meglio di me, mi iscrivo subito al club di "quelli
che almeno 10 secondi li hanno passati nel frigo da campo", laviamo
metri quadri di pentolame, affettiamo quintali di verdure, serviamo
2 pasti al giorno a 300 persone, scarichiamo chili e chili di carne
nel frigo da campo… insomma si lavora di continuo e la cosa mi è
congeniale… la ragazza autoproclamatesi responsabile della settimana
non se ne accorge e tutti i pomeriggi mi mette a fare animazione coi
bambini del campo, l'unica cosa che avevo chiesto di non fare…
su questo un piccolo commento me lo permetto, non è la prima volta
che non mi ritengo adatto (penso con cognizione di causa per esempio
al tecnicamp in cui mi hanno messo all'ultimo momento vcc) a stare
in una certa situazione e alla fine mi ritrovo a fare il volontario
più o meno coatto con la più classica delle motivazioni: non c'è
nessun altro… comunque niente da fare, c'è quello da fare e lo
faccio, ovviamente a modo mio…
i "bambini" del campo sono per lo più ragazzi dai 14 ai 17 anni che
passano da ormai 3 mesi i pomeriggi in giro o dietro al baretto
punto di incontro della tendopoli a fumare e raccontarsela: né più
né meno quello che fanno tutti gli altri ragazzi di quell'età, con
la differenza che questi vivono in tendopoli e non hanno altro da
fare… la responsabile mi dice che li devo coinvolgere in qualche
cosa perché non stiano tutto il giorno al bar a giocare a biliardino
o biliardo (arti in cui sono diventati dei veri maestri)… io in
questo veramente non ci vedo niente di male e se fosse per me starei
lì con loro a giocare al bar e a chiacchierare e a sentire quello
che hanno da dire, se ce l'hanno la voglia di raccontare… alla fine
ce l'hanno e appena capiscono che, anche se ho un fazzolettone al
collo che guardano con sospetto, non sono lì per fargli fare cose
che non hanno voglia di fare, iniziano a parlarmi di storie di case
e terremoti, di prese in giro, di avventure in motorino con la
polizia che gira per i luoghi terremotati… perché anche se questi
una casa, una scuola o una città dove andare non ce l'hanno più,
continuano ad avere voglia di vivere e scoprire cose, sono i primi
ad adattarsi alla situazione di disagio e a ricrearsi un giro…
un pomeriggio a fare la pasta di sale e un'altro a pelare mele per
fare i dolci per tutta la tendopoli sono le attività più riuscite… i
gavettoni non riscuotono successo…
i nervi di molti sono a fior di pelle, 3 mesi in tenda hanno messo
alla prova la resistenza di alcuni adulti e a volte lo stress dei
genitori ricade sui bambini.
i ragazzi scout de l'aquila però sembrano aver ricevuto dal disastro
una spinta e una motivazione che prima non avevano, al solito le
difficoltà se affrontate positivamente possono tirare fuori dalle
persone energie che non sospettavamo avere.
ci portano a fare un giro in quella che ormai è una ex città, e a
fatica distinguo la retorica di alcuni discorsi dalla pesantezza
della situazione reale, dove realtà è una parola per mascherare
tragedia.
tutti hanno la loro storia da raccontare, più o meno disgraziata o
fortunata, e lo fanno volentieri, vogliono che si sappia in giro
cosa c'è, cos'è successo, cosa si sta facendo, perché il g8 lì e non
alla maddalena, perché le tecniche antisismiche di nuova
generazione, perché decine di migliaia di sfollati aspettano case in
stato di paranoia permanente, perché delle ditte che hanno vinto gli
appalti nessuna è aquilana, perché in realtà il centro storico al
contrario di quanto detto dalla stampa non è stato riaperto, perché
l'università va salvata, perché chi ha una casa agibile non ci vuole
tornare e chi ha un parente in carrozzina riceve più punti per
salire in graduatoria in attesa di una casa, perché il presidente
viene sempre, perché in tenda sto con persone che non avevo mai
perché caghiamo tutti nello stesso container, perché a biliardino
siamo tutti fortissimi, perché noi ti ringraziamo che sei qui ma
alcuni ti mandano a cagare e ti incolpano della loro impotenza,
perché ci sono militari ovunque, perché adesso ci organizzano uno
spettacolo al cinema gratis ogni giorno e in vacanza ci andiamo coi
gruppi organizzati.
è strano come mi riesca naturale stringere amicizia con persone
nuove e nel campo anche fra di noi si crea un clima positivo di
persone che lavorano tutto il giorno e ridono quasi tutto il giorno,
di personaggi negativi alla fine ce ne sono pochi, e come in tutti i
giochi di relazione fra persone che non si conoscono servono a
cementare la solidarietà degli altri… le persone alla fine possono
essere veramente bastarde, io in primis, ma se tutto si prende
giocando allora i ruoli finti che pensiamo di vestire per pochi
giorni assieme non pesano più di tanto… è il rischio di mettersi in
gioco con spontaneità… alcuni si limitano a fare quello che pensano
il loro dovere senza osare oltrepassare la sobrietà di operai
soddisfatti del lavoro, altri invece si lasciano coinvolgere di più
nella giocosità dei modi di fare ed è con questi alla fine che
legherò di più…
la chitarra è messa a dura prova quasi ogni sera, gli arrosticini di
pecora scaldano più del vino, risate, confidenze e oscenità si
susseguono anche durante il lavoro e la notte è solo il rilassante
che scioglie i nodi della giornata, almeno fino a quando la
protezione civile non decide che neanche nei campi a 2 km dalla
tendopoli possiamo cantare… coprifuoco per tutti in tendopoli.
l'ultima sera, all'insaputa di tutti, la solita responsabile ci dice
che si è presa la responsabilità di organizzare una veglia di
riflessione per tutti i volontari adulti, noi, già pronti chitarra
alla mano ad andare a salutarci per un'ultima volta e stare bene
insieme, decliniamo civilmente l'invito… le decisioni unilaterali
all'insaputa del "popolo dei lavoratori volontari" non sono mai
state bene accette… in pratica nessuno di noi sentiva l'esigenza di
riflettere in quel momento su quello che era stato, ma a viverselo
fino alla fine, sopratutto dopo aver lavorato tutto il giorno… le
riflessioni le avremmo fatte ognuno durante i rispettivi viaggi di
ritorno…
l'ultima notte finisce in cucina a preparare i dolci per il giorno
dopo: è ferragosto e ci sarà un menù speciale a pranzo… lasagne per
tutti, è festa anche fra di noi…
l'ultimo giorno ci scambiamo gli indirizzi e noto che, fra tutti,
siamo in due a non avere un contatto facebook non mi sento solo.
si parte.
per poche ore evito la visita del presidente del consiglio e il mal
di fegato.
i nuovi amici di bari mi porteranno a gratis un bel po' in giù… un
viaggio in suv ai 180 e una nuova situazione in cui fare
l'equilibrista per non invadere la generosità di chi ha deciso di
ospitarmi per 3 giorni… i sud forse non mi aspettano, ma una
settimana fuori dal mondo mi ha lasciato una leggerezza che da un
po' non sentivo più… ho voglia di partire…ma anche di lavorare.
i saluti finali fanno più ridere che piangere… che fondamentalmente
è quello che vogliamo tutti… prima o poi ci si rivede o no?
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